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CONSIGLI DEL VIVAISTA

TIGLIO SELVATICO (Tilia cordata).

IMPORTANTE: COLTIVIAMO QUESTA SPECIE GIA’ DA DIVERSI ANNI, E PURTROPPO ABBIAMO CONSTATATO CHE ATTIRA MOLTO UN TERRIBILE PARASSITA, L’OZIORRINCO (Othyorrincus Cribricollis). QUESTO DURANTE IL SEMESTRE FREDDO SOTTO FORMA DI LARVE, DIVORA L’APPARATO RADICALE DELLE PIANTE COLTIVATE O TENUTE IN VASO, INDEBOLENDOLE E FACENDOLE MORIRE IN POCHI ANNI; DURANTE IL SEMESTRE CALDO L’ADULTO CONSUMA LE FOGLIE RENDENDO LE PIANTE COLTIVATE NON COMMERCIABILI; IL PROBLEMA NON PERMANE UNA VOLTA CHE QUESTE SONO POSTE A DIMORA NEL TERRENO, QUINDI PROCEDERE QUANTO PRIMA ALL’OPERAZIONE. LA SPECIE NON E’ ADATTA PER ESSERE TENUTA IN VASO.

Il Tiglio selvatico ha una distribuzione euro-caucasica; è presente nell’Italia settentrionale e centrale, più Campania e Basilicata, ovunque rarefatto. Cresce bene su terreni fertili e profondi, neutri o subacidi e situati su versanti esposti a meridione o pianeggianti; in Appennino è presente a quote basse, generalmente non oltre i 1000 mslm, mentre sulle Alpi raggiunge i 1400 mslm nei fondovalle più elevati, ma anche in versanti con suoli rocciosi superficiali.
E’ comunque una specie rustica e adattabile, che da buoni risultati anche in situazioni non ottimali.
La sua crescita è medio-veloce; sviluppa un tronco dritto e slanciato dal quale si dipartono poche ramificazioni patenti con forma della chioma tipicamente conico-arrotondata; può raggiungere 30 m. d’altezza, ed è una specie longeva.
Il principale impiego dei tigli è come essenza ornamentale, ma data la loro presenza sporadica è importante includerli nella lista delle specie da produrre a scopo conservativo; anche l’impianto per la produzione di miele monofloro di tiglio, o per la raccolta delle infiorescenze destinata a tisane è un impiego praticabile. Il legno tenero e leggero e scarsamente durevole è apprezzato solo dagli scultori o per altri usi secondari.
Nella sua messa a dimora, rispettare la distanza minima di almeno 10 m tra le piante o da alberi già esistenti, riservandogli comunque terreni buoni; nelle zone con estati aride è meglio dislocarlo nei posti più freschi, sfruttando anche i versanti settentrionali. Importante proteggerlo dai cervidi per i primi anni dopo l’impianto; le piante danneggiate tendono a crescere su più fusti: in questo caso è meglio attendere alcuni anni prima di sopprimere quelli indesiderati, fino a che le dimensioni del tronco e lo spessore della corteccia saranno tali da rendere impossibili nuovi danni.

N.B. : il Tiglio nostrale (Tilia Platyphyllos) è la seconda specie presente in Italia; le sue caratteristiche sono del tutto simili a quelle del Tiglio selvatico, ma è più tipico delle pianure e dei fondovalle ed ha una crescita veloce. Le due specie di tiglio si sono ibridate dando forma al Tiglio ibrido (Tilia x Vulgaris), il quale in Appennino settentrionale sostituisce i due progenitori alle quote superiori, allignando da 300 a 1500 mslm. Il Tiglio Ibrido è un componente tipico della foresta appenninica nei versanti settentrionali e nelle forre, dove si associa a Frassino maggiore, Acero riccio, Olmo montano e Abete bianco, oltre ovviamente alle specie più comuni.