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CONSIGLI DEL VIVAISTA

PINO SILVESTRE (Pinus sylvestris)

IMPORTANTE: COLTIVIAMO QUESTA SPECIE GIA’ DA DIVERSI ANNI, E PURTROPPO ABBIAMO CONSTATATO CHE ATTIRA MOLTO UN TERRIBILE PARASSITA, L’OZIORRINCO ( Othyorrincus Cribricollis). QUESTO DURANTE IL SEMESTRE FREDDO SOTTO FORMA DI LARVE, DANNEGGIA L’APPARATO RADICALE DELLE PIANTE COLTIVATE O TENUTE IN VASO, INDEBOLENDOLE E FACENDOLE MORIRE IN POCHI ANNI; IL PROBLEMA NON PERMANE UNA VOLTA POSTA A DIMORA NEL TERRENO, QUINDI PROCEDERE QUANTO PRIMA ALL’OPERAZIONE.
LA SPECIE NON E’ ADATTA PER ESSERE TENUTA IN VASO.

Il Pino Silvestre ha una diffusione orofila eurasiatica; è presente in tutto l’Arco Alpino e in Emilia Romagna; sulle Alpi arriva a 1800 mslm, mentre sull’Appennino Settentrionale non oltrepassa i 1000 mslm, e colonizza terreni fortemente argillosi in situazioni di forte inversione termica con baricentro a 500 mslm.
La sua crescita può essere da lenta a veloce a seconda della disponibilità di acqua e nutrimento della stazione; arriva a 20 m. d’altezza sugli Appennini, e a 30 sulle Alpi. Il portamento può essere regolare  e tipico da conifera sui terreni migliori fino a contorcersi a misero arbusto sui calanchi argillosi e sulle rocce; è mediamente longevo.
Si tratta di una specie molto rustica e resistente, alla quale si è ricorso molto spesso durante il XX° secolo per opere di rimboschimento, consociandolo al Pino Nero austriaco (Pinus Nigra) e ad altre Conifere anche alloctone; all’interno delle pinete artificiali come nelle sue stazioni naturali, il Pino Silvestre è quello che riduce alla norma il problema della processionaria e non denota altre problematiche fitosanitarie. Purtroppo come tutte le conifere tiene alto il rischio d’incendio e non si riproduce per via vegetativa se colpito dal fuoco.
Si può continuare ad utilizzarlo in questo contesto scartando le altre specie con l’esclusione di quelle autoctone, ma soprattutto destinando ogni specie alle sue zone ideali; il Pino S. è notoriamente una specie miglioratrice del terreno, molto adatto nei ripristini sui suoli più poveri ed ingrati; è anche una specie ornamentale in grado di caratterizzare un territorio in virtù del suo fogliame sempreverde.
Nella messa a dimora è meglio mischiarlo alle altre specie tipiche del querco-orno-ostrieto, mitigando così il rischio e il danno da incendio; distanza minima d’impianto 5 m.