CONSIGLI DEL VIVAISTA
COTOGNASTRO MAGGIORE ( Cotoneaster nebrodensis).
IMPORTANTE: COLTIVIAMO QUESTA SPECIE GIA’ DA DIVERSI ANNI, E PURTROPPO ABBIAMO CONSTATATO CHE ATTIRA MOLTO UN TERRIBILE PARASSITA, L’OZIORRINCO ( Othyorrincus Cribricollis). QUESTO DURANTE IL SEMESTRE FREDDO SOTTO FORMA DI LARVE, DANNEGGIA L’APPARATO RADICALE DELLE PIANTE COLTIVATE O TENUTE IN VASO INDEBOLENDOLE E FACENDOLE MORIRE IN POCHI ANNI, MENTRE DURANTE IL SEMESTRE CALDO L’ADULTO ROSICCHIA LE FOGLIE APICALI SFREGIANDO LA BELLEZZA DELLE PIANTE. PER QUESTO MOTIVO IL COTOGNASTRO NON E’ AL SICURO IN VASO MA NEL TERRENO, DOVE IL PROBLEMA NON SUSSISTE.
Il Cotognastro maggiore, è un arbusto appartenente alla famiglia delle Rosacee, con diffusione orofila sud-est-europea; in Italia la sua presenza è relativamente comune sull’arco alpino e diviene decisamente rara lungo la catena appenninica, ad una quota tra 800 e 1600 mslm; si tratta di una specie estremamente rustica e frugale, che colonizza rupi calcaree più o meno soleggiate, insinuandosi nel sottobosco delle foreste di latifoglie circostanti.
Raggiunge dimensioni modeste, intorno a due metri d’altezza, producendo più fusti originanti dal colletto, quindi può raggiungere anche due metri e oltre in diametro della chioma.
La specie è resistente alle siccità e al gelo; per contro lepri e caprioli sembrano gradire molto il suo fogliame, danneggiando la parte aerea.
Produce bacche rosse che maturano a fine settembre, inizio ottobre attirando i piccoli uccelli che se ne nutrono.
Per la sua messa a dimora non è necessario trovare posti rocciosi, ma può andar bene qualsiasi tipo di terreno purchè sia privo di ristagni idrici e non troppo ombreggiato.
Distanza minima tra le piante: 1 m sulla fila, 1,5m da cespugli già esistenti.